Il 12
Febbraio 1951 una sfilata organizzata da Giovanni Battista Giorgini entusiasma
giornalisti e buyer americani: è la nascita della moda italiana. Sulla passerella sfilarono creazioni
sartoriali esclusivamente italiane di alcune fra le più importanti case di moda
fiorentine, milanesi e romane, che accettarono di presentare i loro modelli in
una sfilata collettiva.
Fu in realtà un espediente pensato per
incuriosire i compratori americani. Giovanni Battista Giorgini nel periodo fra
le guerre si era dedicato all’attività di rappresentante dei prodotti
dell’artigianato toscano che aveva commercializzato negli Stati Uniti,
acquisendo una conoscenza molto approfondita del mercato e dei gusti americani.
Sapeva che la produzione delle case di moda italiane, dall’alta sartoria ai
modelli boutique, dalle creazioni per lo sport a quelle per il tempo libero, aveva
tutte le carte in regola per soddisfare le esigenze di quel mercato.
Il decennio
si concluse ribadendo la centralità della capitale: a Roma nel 1958 fu fondata
la Camera sindacale della Moda italiana e, sempre a Roma, nel 1959 Valentino aprì
la propria casa di moda.
Successivamente
la moda italiana consolidò la propria fama internazionale grazie sia alle
iniziative di firme ormai note che alle idee di giovani talenti creativi. Tra
le prime sono da annoverare le sorelle Fendi, Mariuccia Mandelli (Krizia),
Ottavio e Rosita Missoni.
Tuttavia la
grande novità degli anni successivi è rappresentata dall’ affermazione
dell’industria dell’abbigliamento confezionato in serie, e quindi tutte le
imprese che producevano abbigliamento si moltiplicarono e realizzarono ingenti
investimenti in capitale fisso, marketing e distribuzione.
Ma fu solo
negli anni ’80 che l’ Italia, in particolare Milano si affermò come una delle
principali capitali internazionali della moda grazie a stilisti con spiccate
doti imprenditoriali e manageriali del calibro di Albini, Gianni Versace o
Giorgio Armani.
Quest’
ultimo è considerato al giorno d’ oggi un rivoluzionario del design e della
moda. Tra le sue tante collezioni recentemente ha mandato in scena a Parigi una
collezione d'alta moda dedicata a un solo colore, il malva, e pensata per
sviluppare la sua nuova ossessione, il concetto di normalità eccezionale.
"Ho
sempre amato vestire le persone con un solo colore", racconta lo stilista
a pochi minuti dalla sfilata di Armani Privé. "Ieri era il caso del
grigio, del blu, del greige. Oggi è la volta del malva. È un tono idilliaco,
dolce, che sta bene quasi a tutte. Ha un'aria rassicurante e allo stesso tempo
molto ricercata". In pedana arrivano così una serie di look illuminati
solo e soltanto da questa sfumatura, divagazioni per sfumature impercettibili
dello stesso tono.
Ciò che
caratterizza la nuova collezione Armani Privé è anche la grande attenzione
dedicata ai ricami. Pastiglie, baguettes, perline, paillettes montate a
intarsio: abiti gonne e persino blouson e parka riportano cascate di decori
ricamati, onde di luce che aiutano la leggerezza degli abiti ad arricchirsi di
consistenza. "Mi piace l'idea di dare corpo alla leggerezza. Questa è
l'altra idea alla base della mia nuova haute couture: vestire il corpo come ci
fosse una nuvola al posto del tessuto. Sete, chiffon e persino le creazioni più
pesanti vogliono diventare impalpabili e aeree, qualità che da sempre apprezzo
nell'eleganza femminile".
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