"Via Moronau con le donne", Vasilij Kandinskij |
Il colore era per lui come il tasto di un pianoforte.
L’occhio dell’osservatore, il martelletto. L’anima, ricca di emozioni, lo
strumento, ricco di corde. Forte della convinzione che vi fosse un nesso, quasi
imprescindibile, tra l’opera d’arte e la dimensione spirituale, l’artista,
impiegava questa metafora visiva per spiegare la sua teoria dell’uso del
colore, che poteva, secondo lui, suscitare due diversi effetti sullo
spettatore. Il primo, è l’“effetto fisico”, basato su sensazioni a pelle,
momentanee, di primo impatto e quindi superficiali. Questo, sarebbe determinato
dalla registrazione da parte della retina di un colore piuttosto che di un
altro. Il secondo, l“effetto psichico”, sarebbe invece scatenato dalla
vibrazione dello spirito che il colore determina quando raggiunge l’anima,
incontrando la forza psichica dell’uomo.
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